Eppur si muove (il filobus)
Un titolo alternativo poteva essere "Attaccati al filobus", da leggere con entrambi gli accenti.
La frase del titolo di questo Sasso d’Adige n.24, attribuita a Galileo Galilei, si riferiva alla Terra: non statica al centro dell’universo come voleva imporre l’Inquisizione, ma – appunto – in moto intorno al Sole.
Azzardando un paragone con il filobus di Verona, secondo l’amministrazione comunale quest’ultimo non è disperso nei meandri della burocrazia, ma prosegue il suo viaggio.
Il paragone non era dei migliori. Accontentiamoci.
Il filobus
È ormai decennale la storia della filovia a Verona, che risale agli anni ‘90. Giovedì sera in consiglio comunale è intervenuto il presidente di Amt3 Alessandro Rupiani (sì, Amt ora si chiama Amt3, ma continuiamo pure a chiamarla Amt) per illustrare lo stato dell’arte. Amt è sostanzialmente il braccio operativo del Comune nell’affaire filovia.
Nonostante i problemi causati dalla pandemia e le criticità nate durante l’amministrazione Sboarina (a un certo punto ci fu una plateale rottura con l’Ati, l’Associazione temporanea di imprese, che si occupa dei lavori), oggi è chiara l’intenzione di Amt e Comune nel procedere.
Anche perché i danni, a questo punto, sarebbero enormi, in caso di stop. Si tratta di un’opera da circa 150 milioni di euro, coperti per il 60% dal Ministero dei Trasporti, e per il restante 40% dal Comune attraverso un finanziamento della Bei.
La Banca europea degli investimenti ha già dato luce verde al progetto lo scorso 3 febbraio (qui la pagina dedicata), ma l’erogazione del finanziamento è vincolata all’approvazione della variante, oggi al vaglio del Ministero.
Segue un video vecchiotto, ma ancora valido per farsi un’idea dell’opera.
Qui per approfondire il progetto.
Per quanto riguarda le varianti, le modifiche principali sono:
in via San Paolo (fra ponte Navi e Veronetta) senso unico alternato (niente gallerie pedonali);
variante via Pisano/via Spolverini in Borgo Venezia (verso il centro sulla prima e verso il capolinea sulla seconda – come già fanno gli autobus –, quindi non tutto su via Pisano);
in zona Fiera, passaggio all’interno della ex Manifattura Tabacchi;
qualche tratto in meno con i fili e i pali.
I prossimi passi burocratici saranno:
la modifica della convenzione fra Comune e Amt alla luce delle nuove condizioni progettuali e delle richieste della Bei,
l’approvazione in consiglio comunale del Piano economico finanziario non appena sarà approvata la variante,
firma del contratto di finanziamento con la Bei (anche i Comuni fanno mutui ventennali).
Fino a oggi sono stati investiti 11 milioni di euro per piantare pali, costruire qualche banchina estemporanea e far incazzare diverse persone con gli eterni cantieri.

Trasparenza
I problemi principali sollevati durante i lavori avviati nel corso dell’amministrazione Sboarina e della presidenza Amt di Francesco Barini erano legati ai disagi per i cittadini con i cantieri.
Il peggio, su questo fronte, deve ancora venire. L’unificazione dei sottopassaggi di viale Dal Cero in corrispondenza di via Città di Nimes sarà una bella botta per il traffico cittadino. In campagna elettorale Flavio Tosi aveva lanciato addirittura l’acrobatica proposta di una copertura del canale Camuzzoni per dare uno sfogo al traffico durante i cantieri. Oltre a questo, ovviamente, c’è tutto il resto: pali, banchine, parcheggi scambiatori. Sperando di non trovare altri ordigni bellici.
Il neo assessore alla Mobilità Tommaso Ferrari (Traguardi) ha promesso trasparenza, informazione, confronto con i quartieri e l’apertura di un “ufficio filobus” che si possa occupare di mediare fra le esigenze di Comune, Amt, Ati e cittadini.
Ferrari ha sottolineato nuovamente come il filobus, in ogni caso, non sia la soluzione a tutti i problemi della mobilità cittadina, ma un tassello importante nel puzzle di un insieme di azioni da implementare.
«Crediamo che il filobus sia un’opera che serve alla città, ma sbaglia chi pensa sia un punto di arrivo. Il filobus è invece l’avvio di un’ampia progettualità che punta a dare una svolta alla mobilità sostenibile cittadina. Come in ogni opera pubblica di tali dimensioni, i disagi provocati dai cantieri sono inevitabili e i cittadini devono essere informati per tempo su tutte le tempistiche. Ma devono anche sapere i benefici e i vantaggi legati a questa infrastruttura, tanto più se inserita in una serie di interventi e progetti che interesseranno tutto il territorio».
Sì, tutto bello, ma siamo sicuri che si muova davvero?
Il presidente di Amt Rupiani ha azzardato un 2025 come migliore delle ipotesi, mentre Ferrari non vuole dare tempistiche finché non vede l’approvazione delle varianti dal Ministero.
D’altro canto, il solco su cui si muove il filobus è quello tracciato dalla vecchia amministrazione, e non poteva essere altrimenti.
Cosa ha bloccato i lavori due anni fa? Davvero l’Ati era rimasta impantanata nella pandemia? O forse si era impantanata l’Amt di Barini (guardacaso non confermato e sostituito già da Sboarina con Rupiani)? Gli uffici comunali potevano fare di più nel sovrintendere? La nuova giunta e la nuova Amt eviteranno gli errori del passato?
(Volevo chiudere con “O ci dovremo tutti attaccare al tram?”, ma mi sembrava di cattivo gusto).
Aggiornamenti sul Cda dell’A22
In un video su Instagram e nel numero 23 di Sasso d’Adige abbiamo visto alcune questioni sul consiglio di amministrazione della società Autostrada del Brennero.
Il deputato del Pd Gianni Dal Moro accusava Provincia di Verona e Lega di aver giocato d’anticipo per imporre il loro nome (Alessandro Montagnoli), costringendo così Comune di Verona e Camera di Commercio a usare uno stratagemma per far congelare le nomine e rimettere in discussione i rappresentanti veronesi per il cda dell’Autobrennero.
Il presidente della Provincia Manuel Scalzotto ha replicato così:
«Ricordo che la Provincia, al pari degli altri due soci veronesi, ha operato secondo le indicazioni scritte della società, con le tempistiche indicate dal diritto societario. Ogni altra interpretazione appare quindi o solo parzialmente corretta o esercizio di fantasia. Inoltre, ricordo che la Provincia di Verona è risultata l'unica tra i soci veronesi che, per tempo, ha adottato una procedura per individuare la designazione. Evidenzio, infine, che il sottoscritto è stato tra i sostenitori della soluzione - poi adottata dall'Assemblea dei Soci che ringrazio ancora per la disponibilità - che ha visto la nomina di 12 Consiglieri di Amministrazione su 14, mantenendo così aperta la rappresentanza al territorio scaligero. Rappresentanza che la Provincia, come già comunicato il giorno stesso dell'Assemblea di A22, intende ripristinare quanto prima in condivisione con gli altri due soci veronesi».
Insomma, prima di dare il proprio nome all’A22, la Provincia non ha alzato il telefono per chiamare l’Amministrazione comunale (che era in fase di transizione con il ballottaggio al 26 giugno), ma nemmeno la Camera di Commercio, a quanto pare. Eppure quest’ultima non aveva problemi di elezioni.
Consumo di suolo
È uscito il rapporto Ispra sul consumo di suolo in Italia. Oggi evitiamo di parlarne, che diventa lunga. Ma occhio su Instagram in settimana.
Fare opposizione è dura
In questi giorni c’è stato uno scontro a distanza fra l’assessore Federico Benini (Pd) e il suo predecessore per quanto riguarda la delega ai Servizi demografici, Stefano Bianchini (Battiti).
Dopo un comunicato di Benini che annunciava con soddisfazione l’estensione del progetto di “erogazione” dei certificati dell’anagrafe in edicola, Bianchini ha replicato ricordando le critiche sollevate nemmeno troppo tempo fa dal neo assessore, che preferiva l’apertura di sportelli fisici con personale del Comune a quelli digitali con supporto nelle edicole.
Considerazioni: fare opposizione è dura e a volte si spara nel mucchio. In apertura del consiglio comunale, il consigliere Marco Padovani (Fratelli d’Italia) ha pure ironizzato sull’assessore alle Strade e ai giardini (cioè Benini) «troppo occupato a togliere i post della propria campagna elettorale» (qui la battuta).
Speriamo che tutti, maggioranza e opposizione, scelgano in questo quinquennio di dibattere nel merito delle questioni, senza lasciarsi trascinare da facili critiche.
Intanto su Facebook Benini risponde con un post in caps lock.
VORREI AVERE IL CORAGGIO DI CHI DOPO AVER CHIUSO LE ANAGRAFI IN TUTTA VERONA HA ANCORA IL CORAGGIO DI DIRE ANCORA LA SUA SUL TEMA. VI INVIDIO.
Saluti
Ci sentiamo sabato prossimo. Critiche e suggerimenti su questa newsletter sono sempre ben accetti. Qui per Instagram. Qui per Spotify.
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