Le vecchie tradizioni non bruciano mai
Veronesità, pandori, stelle, mercatini e tradizioni: buttiamo tutto nel falò? (SOTTOTITOLO PROVOCATORIO DAI SCHERZAVO NON BUCATEMI LE RUOTE DELLA BICICLETTA)
Sasso d’Adige n.77
Siccome parlare di cose serie è complicato, ma soprattutto implica un approccio alla complessità come caratteristica dell’esistenza, in politica e sui giornali è più vantaggioso parlare di minchiate.
Sommario
Le vecchie tradizioni non bruciano mai
Hai già visto “Una casa che non è una casa”?
Gli ultimi sassi
Saluti
Le vecchie tradizioni non bruciano mai
Quello di oggi è l’ultimo Sasso un po’ discorsivo di questo periodo di transizione, poi, da lunedì prossimo, torniamo a una versione un po’ più tradizionale della newsletter.
Il periodo natalizio a Verona ha portato con sé varie polemiche: alcune annunciate, certe prevedibili, altre nuove.
Innanzitutto la posizione dei mercatini di Natale, che l’Amministrazione ha esplicitato di voler spostare dal centrissimo storico di piazza dei Signori, cortile del Tribunale e cortile Mercato Vecchio.
La linea contraria degli organizzatori, cioè il “Comitato per Verona” sostenuto dalle sezioni locali di Confcommercio e Confesercenti, è stata netta fin da subito.
Una proposta del Comune è quella dell’Arsenale, bocciata preventivamente (e poi anche al termine dell’edizione di quest’anno) dagli organizzatori. Infatti a dicembre, dopo la resa dell’Amministrazione per quest’anno – visti i tempi troppo stretti per rivoluzionare l’evento e a fronte di alcune rassicurazioni su sicurezza e limitazioni –, l’accordo era di iniziare a parlare dell’edizione 2024 fin da subito.
Un’altra opzione, piazza Bra, non sembra particolarmente praticabile, vista la presenza della stella (quella tradizionale in acciaio, di cui è previsto il ritorno) e la concomitanza con i mercatini di Santa Lucia.
La follia di ingabbiare un flusso abnorme di persone nelle tre piazze più chiuse del centro storico di Verona dovrebbe però essere evidente. Sotto vari profili: quelli della sicurezza e del rispetto per i beni architettonici, tanto per cominciare.
Sull’Instagram di Sasso d’Adige è uscito negli scorsi giorni un post che evidenzia un momento altamente critico: quello della chiusura, la sera di Santo Stefano.
Ecco quindi un’autocitazione, che è sempre elegante:
Code di furgoni alle Arche Scaligere, bancali e scatoloni in mezzo alla piazza, manovre (con più o meno perizia) fra casette e turisti a caccia dell’ultimo strudel.
Dopo mesi di mercatini gli operatori non vedevano l’ora, comprensibilmente di sbaraccare. Già prima delle 20 sono iniziati gli smontaggi, e poi è arrivata l’invasione dei furgoni.
Il tutto con ancora diversi turisti in piazza, a caccia di un panino tirolese o di un brulè, facendo slalom fra furgoni e transpallet.
Senza forze dell’ordine, né particolari servizi di sicurezza in vista.
Il post, con foto e video:
C’è stata poi qualche polemichetta interna alla maggioranza, con Più Europa in particolare che ha criticato l’apertura della ztl nei giorni festivi intorno a Natale, altri membri minori della maggioranza hanno replicato a Più Europa perché fa opposizione interna (parafrasi mia). Ma d’altro canto, con questa opposizione che si dedica alle minchiate il più delle volte, qualcuno che faccia un minimo di opposizione fa anche comodo…
Qual è l’oggetto? Riporto dal comunicato stampa dell’amministrazione:
«Anche quest'anno il Comune di Verona si è attivato per consentire ai cittadini di partecipare alle celebrazioni di Natale e Santo Stefano e per favorire l'accesso dei turisti che nelle festività natalizie scelgono Verona e le sue bellezze museali e architettoniche come meta per le vacanze.
Per agevolare l’ingresso, i varchi di accesso alla ZTL saranno aperti dalle 13.30 di domenica 24 e fino alle 10 di mercoledì 27 dicembre».
Orbene.
Non è una novità questa apertura, già fatta negli anni scorsi, ma forse se ne poteva anche fare a meno.
Se è per parcheggiare, in ztl non c’è parcheggio per più auto di quelle che già ci stanno.
Se è per passare, tutto il centro di Verona si attraversa a piedi in 10, massimo 15 minuti.
Quindi di cosa cazzo stiamo parlando?
Una scelta del genere – superare questa “tradizione” dell’apertura natalizia della ztl – me la aspetterei, da un’amministrazione che ha il coraggio di togliere i fondi del Traforo per metterli sulla strada di gronda e di sostituire il falò dell’Epifania in piazza Bra con uno spettacolo di luci.
(Il traforo l’ho citato solo per mettere qualcosa di sostanzioso in questo numero della newsletter).
Il falò, appunto. Per carità, visto in video non mi sembra questa meraviglia. Forse un po’ banalotto e didascalico, per quanto il messaggio sia condivisibile. Però bisogna dire che le polemiche di merito contro questo genere di novità (stella “provvisoria”, posizione dei mercatini, abolizione del falò per combustione) da parte delle opposizioni sono sempre più stucchevoli.
Dice l’amministrazione:
«L’alto valore simbolico è testimoniato dalle vecchie parole che vengono bruciate dallo schermo virtuale: alle spalle ci si vuole lasciare l’egoismo, la diseguaglianza, la povertà, la violenza di genere, le barriere, l’intolleranza, la morte, il razzismo, l’egoismo. Che fanno spazio a quelle proiettate per un 2024 fatto di rispetto, tolleranza, pace, stabilità, cura dell’altro, altruismo.
“Siamo qui in piazza Bra per la festa dell’Epifania – afferma l’assessore Jacopo Buffolo –. Quest’anno abbiamo voluto rinnovare la tradizione e al posto del falò che inquina l’aria abbiamo scelto di fare un falò d’acqua che brucia tutte le cose vogliamo lasciarci alle spalle dell’anno appena concluso e che proietta per il nuovo anno le aspettative, con l’idea di fondo di vivere insieme come comunità».
(Ok, però mi sembrava molto più educativo per il cittadino tenere chiusa la ztl).
Hai già visto “Una casa che non è una casa”?
Se la risposta è «no», accidenti, recupera qui l’ultimo numero della newsletter.
Qui di seguito il video:
Gli ultimi sassi
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