No trafori, ma opere di bene
L'amministrazione Tommasi in questa parte finale dell'anno ha preso alcune decisioni che fissano dalla carta all'asfalto la propria idea di città.
Sasso d’Adige n.75
Il primo anno dell’amministrazione Tommasi a Verona è stato certamente interessante, visto il cambio di colore politico dopo tre lustri. Interessante dal punto di vista politico, appunto, ma forse di decisioni davvero incisive se ne sono viste poche.
Probabilmente è fisiologico: serve tempo per prendere le misure con il governo della città, capire come far girare la macchina, mettere le mani in pasta.
Al di là della ripartenza dei cantieri filobus – che certo non è poco – la giunta Tommasi ha perlopiù affrontato le contingenze.
Negli ultimi mesi del 2023 sono state invece annunciate alcune decisioni piuttosto incisive per il futuro della città.
E no, non parliamo della stella di piazza Bra.
Sommario
La strada di gronda (o “meglio una strada di gronda oggi che un traforo forse domani”)
Le opere compensative Tav (o “meglio tante cose piccole che un sottopasso”)
Soluzioni per la micromobilità (o “basta monopattini parcheggiati a cavolo”)
Annuncione (o “Una casa che non è una casa”)
Gli ultimi sassi
Saluti
La strada di gronda (o “meglio una strada di gronda oggi che un traforo forse domani”)
Questa è una notizia vecchiotta, ma Sasso d’Adige era in pausa ed è stato un acuto mica da poco.
Il Comune di Verona a ottobre ha annunciato l'accordo con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la società A4 Autostrada Brescia, Verona, Vicenza, Padova per spostare 53 milioni di euro dal progetto del traforo delle Torricelle alla cosiddetta "strada di gronda", a sud-ovest della città.
Quest’ultima rappresenta il collegamento fra la tangenziale sud e la bretella T4-T9. Dice il comunicato del Comune:
«Opera che finalmente scaricherà i quartieri di Verona Sud dal traffico di attraversamento e dal traffico pesante e rilancia da subito l'area della Marangona che, infrastrutturata, subisce un impulso fondamentale.
Il nuovo progetto prevede la sistemazione degli attuali svincoli di ingresso e uscita cosi come la realizzazione di una nuova bretella a due corsie per senso di marcia comprensivi di svincoli su via Mantovana. Un'opera che alleggerirà la congestione quotidiana sullo svincolo di Verona Nord».
Oltre ai vantaggi viabilistici, collegati alla variante alla Statale 12 e alla futura riorganizzazione di Verona Sud, c’è quindi un preciso interesse per lo sviluppo dell’area della Marangona.
Si tratta di una vasta area a sud di Verona, vocata da tempo allo sviluppo produttivo, e in particolare alla logistica. In sintesi, però: nuovo cemento.
Sempre dal Comune:
«La Strada di Gronda rappresenta inoltre un importante volano per lo sviluppo dell'area della Marangona, un triangolo di circa 1 milione 500 metri quadrati a sud est del Comune, in larga parte di proprietà del Consorzio Zai, compreso tra l'autostrada Milano-Venezia (A4), la ferrovia Bologna-Verona e la ferrovia Verona-Mantova. È indubbio che l'infrastrutturazione da qui a pochi anni, di una strada a due corsie per senso di marcia che interesseranno l'area della Marangona, alzeranno in modo esponenziale il valore urbanistico ed attrattivo della stessa».
I 53 milioni messi a disposizione del Comune arrivano dal congelatore della società A4, messi da parte da quasi 25 anni. Era il 1999 (all’epoca 163 miliardi di lire), in seguito al primo accordo tra Comune e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per realizzare il Traforo delle Torricelle.
L’opera (di cui negli scorsi anni sono state discusse varie versioni, più o meno ampie e impattanti) servirebbe a collegare la zona est di Verona (Borgo Venezia, Valpantena) alla zona ovest (Borgo Trento, con collegamento a Verona Nord) evitando la strettoia del Teatro Romano (l’unica alternativa è passare sulle Torricelle).
In breve: siccome di traforo si parla probabilmente da quando il sindaco Tommasi giocava nei pulcini, il Comune ha preferito puntare su un’altra opera oggi, piuttosto che sperare nel traforo domani. Traforo su cui – tra l’altro – alcune parti dell’attuale maggioranza hanno espresso in passato pareri molto contrari.
Quindi pietra tombale sul traforo? Nì, perché nella dialettica politica e nello stile di questa amministrazione è bene tenere sempre porte aperte. Quindi l’assessore alla Mobilità Tommaso Ferrari si è affrettato a spiegare che «Un’opera non esclude in alcun modo l’altra».
Intanto sono già partite riunioni e incontri fra politici di opposizione e sindaci dei comuni a nord di Verona per riportare in discussione il traforo. E bisognerebbe capire dove trovare i soldi per farla (i 53 milioni non sarebbero stati sufficienti, visti anche i costi lievitati degli ultimi anni). Ah, la campagna elettorale.
Le opere compensative Tav (o “meglio tante cose piccole che un sottopasso”)
Nel Sasso d’Adige n.29 e poi nel n.50 avevamo parlato del dibattito intorno al sottopasso che avrebbe dovuto collegare via delle Coste-via Albere a stradone Santa Lucia, inserito nel piano per la riqualificazione dello scalo merci della stazione di Porta nuova (il famoso “Central Park”) come opera compensativa dell’alta velocità.
L’amministrazione Tommasi ha deciso di utilizzare i quasi 15 milioni di euro della convenzione con Rfi per una serie di interventi diversi da quel sottopasso che era stato individuato dall’amministrazione Sboarina.
«Gli oneri di mitigazione di impatto ambientale individuati nell’ambito della procedura di valutazione sono stati quantificati in 7.370.000 per il Nodo AV/AC di Verona Ovest e 7.450.000 per il nodo AV/AC di Verona Est».
La lista degli interventi decisi dalla giunta Tommasi:
riordino viabilità nodo di Porta Vescovo;
rotatoria tra il tronco T4-T9 - viale Cardinale - via Dal Cero - piazzale XXV Aprile - via Camuzzoni;
pista ciclo-pedonale Borgo Roma - Basso Aquar - Ponte Aleardi;
pista ciclo-pedonale via Legnago - via dell’industria - via Dalla Chiesa;
rotatorie via Albere Nord e via Albere Sud;
studio di fattibilità estensione trasporto pubblico di massa;
opere di completamento ciclopedonale e riordino viabilistico della stazione di Porta Vescovo;
rotatoria all’ingresso con il quartiere Porto San Pancrazio, in via Dal Vino e via Ligabò;
percorsi ciclabili tra piazza Bra - Stazione - quartiere Stadio.
«La decisione è quella di concentrarsi sugli obiettivi del PUMS (Piano urbano mobilità sostenibile, ndr) di breve/medio periodo che prediligono la realizzazione di ciclo pedonali per aumentare la mobilità in bicicletta del 4% al fronte di una diminuzione dell’equivalente percentuale di mobilità con autovetture private» ha spiegato la vicesindaca Barbara Bissoli. «Per determinare un tale risultato bisogna inoltre intervenire per il miglioramento dell’efficacia del trasporto pubblico nonché la realizzazione di nuove infrastrutture stradali».
L’ex sindaco Federico Sboarina (Battiti per Verona-Fratelli d’Italia) la vede in modo diverso: «Avevate promesso un confronto, ma non c’è stato. Sono stati barattati 15 milioni di euro destinati per una visione strategica della città in favore di pezzettini di ciclabili e qualche rotatoria. La mia visione è per una città che deve crescere e deve fare un salto di qualità e le risorse investite andavano in quella direzione. Voi invece avete deciso di non avere coraggio, perché avete pensato che era più facile portare avanti i piccoli progetti. È un piccolo cabotaggio politico, che non porta alcun vantaggio alla città».
A questo link c’è il riassunto del dibattito in consiglio comunale.
Soluzioni per la micromobilità (o “basta monopattini parcheggiati a cavolo”)
Notizia più recente: sono in arrivo i primi stalli dedicati esclusivamente ai dispositivi di micro mobilità elettrica, che verranno realizzati principalmente in centro storico.
Saranno 511 stalli – fra Ztl, centro storico e aree limitrofe – denominati stalli “scooter”, dove si potranno parcheggiare velocipedi, ciclomotori, motoveicoli e monopattini.
Di questi, 40 saranno a uso esclusivo dei monopattini (gialli e con un simbolo del monopattino). Gli altri stalli saranno invece bianchi e indicati anche da segnaletica verticale.
«Lo step successivo sarà valutare l’efficacia del provvedimento per poi estenderlo ad altri quartieri» ha annunciato l’assessore Tommaso Ferrari.
Annuncione (o “Una casa che non è una casa”)
Venerdì 22 dicembre uscirà un video, un mini documentario, prodotto da Sasso d’Adige, dal titolo “Una casa che non è una casa”.
Racconterà le difficoltà di due ospiti del “Ghibellin fuggiasco”, un rifugio che doveva essere provvisorio, ma che sta diventando una casa. Ma, appunto, non è e non può essere una casa.
È a due passi dal centro di Verona e ospita decine di persone migranti che, pur lavorando, non riescono a trovare una casa.
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Gli ultimi sassi
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