Non te l'aspettavi questo Sasso d'Adige
Ogni tanto bisogna mettere qualche puntino sulle scarpe, togliersi un pelo dalla lingua e parlare con i sassolini sulle i.
Sasso d’Adige n.74
È vero: nonostante le promesse di ritorno in pompa magna, Sasso d’Adige è uscito solo una volta dopo la pausa estiva, a metà ottobre.
Così va la vita, citando Kurt Vonnegut.
Siccome piuttosto di niente è meglio piuttosto, ecco qui una versione light di Sasso d’Adige.
Sarà una versione con pochi peli sulla lingua e più opinioni, rispetto al solito. Facciamo che ci accontentiamo? (E vorrei ben vedere!).
Le classifiche lasciano il tempo che trovano anche se classificassero quello che si pensa
Ieri è uscita la classifica annuale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane.
Chi segue qualche politico sui social avrà visto commentare la posizione di Verona (decima a livello nazionale, scarsetta nella categoria sicurezza). E via a fiumi di parole per criticare o esaltare questo o quell’indicatore.
Ebbene c’è un aspetto fondamentale da considerare: è la classifica delle province, non delle città. E per quanto il capoluogo possa avere peso sulla rilevazione, è semplicemente sbagliato considerarla una classifica di città. Fine della discussione.
Come funziona la classifica? Lo spiega il Sole 24 Ore: basta leggere. Di seguito alcuni punti salienti.
L’indagine prende in esame 90 indicatori, suddivisi nelle sei macrocategorie tematiche (ciascuna composta da 15 indicatori) che accompagnano l’indagine dal 1990:
ricchezza e consumi;
affari e lavoro;
ambiente e servizi;
demografia, società e salute;
giustizia e sicurezza;
cultura e tempo libero.
Dalla suddivisione in sei categorie dei 90 indicatori – tutti pesati in modo uguale – emergono sei classifiche tematiche, ciascuna con i suoi primati e le sue peculiarità. I 15 indicatori che compongono ogni tappa raccontano presentano diversi record e curiosità.
Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al Sole 24 Ore da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca (come il ministero dell’Interno o della Giustizia, Istat, Inps, Agcom, Siae e Banca d’Italia; oppure forniti alla redazione da realtà certificate, tra cui Scenari immobiliari, Crif, Cribis, Prometeia, Iqvia, Tagliacarne e Infocamere).
Per ciascuno dei 90 indicatori, mille punti vengono dati alla provincia con il valore migliore e zero punti a quella con il peggiore. Il punteggio per le altre province si distribuisce in funzione della distanza rispetto agli estremi (1000 e 0).
In seguito, per ciascuna delle sei macro-categorie di settore, si individua una graduatoria determinata dal punteggio medio riportato nei 15 indicatori, ciascuno pesato in modo uguale all’altro (1/90).
Infine, la classifica finale è costruita in base alla media aritmetica semplice delle sei graduatorie di settore.
Bene. Detto questo sarebbe interessante vedere quali sono gli indicatori in cui Verona eccelle e quali in cui arranca. Magari in confronto alle altre città venete o vicine e paragonabili come Brescia. Ma la pagina del Sole è fatta talmente bene che sarebbe un peccato sprecare spazio qui. Ci si diverte di più là.
N.B.: è evidente che una classifica delle province italiane non è da prendere per oro colato, ma da prendere con le pinze. Forse l’oro colato lo maneggerei con delle pinze, ma questa è un’altra storia.
La stella che non è
Tanto altro fiato sprecato in queste settimane sicuramente è quello per il Natale. In primis per la stella. E in secundis per i mercatini.
Per chi si fosse addormentato, le due vicende in breve:
la solita stella di acciaio si è rotta durante lo smontaggio a gennaio, ha danneggiato pure l’Arena ed è rimasta sotto sequestro per mesi. Dopo un po’ di incertezza, il Comune ha deciso di comprare una nuova struttura luminosa (immagine sopra) per 170mila euro, o 330 milioni di vecchie lire, che diventerà itinerante dall’anno prossimo (quando tornerà quella vecchia in Bra) nei quartieri a portare luce nelle situazioni più buie e bla bla bla. Al di là di qualche critica anche comprensibile sulla trasparenza da parte dell’Amministrazione, il resto della polemica è talmente grottesco che non val neanche la pena di riportarlo;
i mercatini l’Amministrazione li vuole spostare fuori dal centro, ma per quest’anno pare che si siano presi tardi e i poteri forti, ehm, gli organizzatori dei mercatini sono riusciti ad averla vinta.
Tra le contraddizioni di chi accusa il sindaco di voler ammazzare il Natale (ma non era un basabanchi?) e la gestione comunicativamente disastrosa da parte dell’amministrazione non so cosa sia peggio.
Anzi, sì, lo so: il contenuto risibile con cui si fa politica, sui media e non.
E pure con cui si è fatta questa puntata della newsletter. Chiedo perdono.
Sasso d’Adige tornerà. Non è una promessa, ai sensi della legge 20 febbraio 1958, n. 75, art. 13.
Disposizioni finali e transitorie
Critiche e suggerimenti su Sasso d’Adige sono sempre ben accetti. L’email a cui scrivere: sassodadige@gmail.com.
Nel dubbio, forse, ci becchiamo su Instagram.
Like, share and lascia un commento se ti va. Anche se non ti va eh, mi accontento.