Il traforo delle Torricelle è come il ponte sullo Stretto di Messina
Mancano 44 giorni alle elezioni amministrative del 12 giugno e questa è “Sasso d'Adige”, la newsletter sulla campagna elettorale per Verona 2022.
Se il ponte sullo Stretto di Messina è l’infrastruttura mitologica che appare periodicamente nel dibattito pubblico nazionale, il corrispettivo veronese potrebbe essere il traforo delle Torricelle. Non tra Reggio Calabria e Messina, ma tra Valpantena e Valpolicella.
Paragone forse azzardato, per certi versi, ma se ne parla da diversi anni: l’obiettivo è offrire uno sfogo al traffico che attraversa la città da est a ovest, passando a nord del centro storico. La speranza, insieme ad altri interventi, è anche di avere un impatto di alleggerimento sul punto critico del Teatro Romano.
Tutti e tre i candidati principali sembrano orientati a farlo, pur con idee piuttosto diverse. Sul piatto ci sono 53 milioni di contributo dell’autostrada A4 Brescia-Padova, mentre si attende una risposta dall’A22 del Brennero (a cui è stato chiesto un contributo).
Tosi propone il progetto più imponente: due canne (cioè due tunnel) e quattro corsie, da Poiano a Ca’ di Cozzi, tutto in galleria. I fondi sarebbero i 53 milioni di A4 e l’imposizione di un pedaggio.
Poi con i fondi del Pnrr (o in alternativa project financing, cioè il coinvolgimento di soci privati) si costruirebbe il collegamento da Ca’ di Cozzi al casello di Verona Nord. È sostanzialmente il progetto originario, che aveva avviato quando era sindaco, mentre cambia in parte la modalità di finanziamento.
Il Comune di Verona ha presentato questa settimana uno studio del traffico, che conferma la necessità di un’opera di collegamento fra est e ovest, definita “passante nord”. Sboarina propone un’opera di dimensioni più contenute rispetto a quella di Tosi. Canna unica a due corsie, con 2,2 km in galleria e altrettanti all’aperto, in trincea. Sarebbe una strada urbana, senza tir.
Per finanziarla, oltre ai 53 milioni dell’A4, ci sarebbe il pedaggio per la parte in galleria e l’eventuale contributo da A22. Serviranno comunque uno studio di fattibilità progettuale ed economica.
Costi: 100 milioni quello “semplificato” di Sboarina; molto di più, probabilmente il quintuplo, quello di Tosi (stando allo studio del 2007, ipotesi poi finita nel cestino in quanto – con la crisi economica – un intervento di privati così imponente in project financing divenne impensabile).
Dal fronte Tommasi, che non mi pare si sia ancora espresso in modo compiuto sul tema, ci sono però le posizioni chiare di elementi della sua coalizione, in primis Bertucco e Pd. In ogni caso, stando al Corriere di Verona del 27 aprile, Tommasi è favorevole a un qualche tipo di traforo.
Secondo Michele Bertucco (In Comune per Verona-Sinistra civica ecologista) i discorsi sul traforo sono «fuffa elettorale» perché da un lato il “traforino” di Sboarina non sarebbe sufficiente a risolvere i problemi del traffico, ma dall’altro quello di Tosi sembrerebbe essere irrealizzabile sul piano finanziario.
Di una “terza via” infatti parla il Partito Democratico: «non sono mai state approfondite le alternative a un’opera che può essere attrattiva, ma che abbiamo capito essere di difficile realizzazione soprattutto a causa degli altissimi costi. Un esempio su tutti: quanto incide sul traffico il polo scolastico presente in zona Santo Stefano? Quanto costerebbe spostare le scuole piuttosto che scavare la collina?».
I consiglieri Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani affermano: «Anche il Pd ha elaborato una propria ipotesi di traforo corto, che non è una riduzione del traforo tosiano, ma prima di decidere un investimento così impegnativo e di certo non risolutivo (come dice anche il Pums) occorre portare a compimento la trasformazione della mobilità cittadina attesa da anni».
S(p)asso d’Adige
Cartelloni pubblicitari su corso Venezia, qualche giorno fa. La scelta sembra essere fra Tosi, Sboarina, Tommasi o il circo. L’elettore decida.
Saluti
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