Verona non è una città universitaria/2
Torniamo a parlare di cosa è e cosa non è Verona. È una città dove si litiga sulla sua più importante istituzione culturale-turistica, e non è una città universitaria.
Sasso d’Adige n.54
Con la cultura non si mangia, dice il detto popolare. A Verona non sembra sia così, visti gli interessi intorno alla più importante istituzione culturale-turistica, ovvero Fondazione Arena di Verona.
Per non parlare del fatto che qualcuno si è mangiato il campus universitario che era stato immaginato negli anni Novanta in Veronetta, lasciando la città al destino di una povertà di alloggi per gli studenti.
La newsletter Sasso d’Adige è tornata, e buon weekend.

Sommario
Breve pippone sulla gratuità dell’informazione
Eh, no, Verona non è una città universitaria
Ne è passata di acqua in Veronetta
Si litiga sul teatro più importante di Verona
Due binari paralleli
Dieci veronesi, è finita
Gli ultimi sassi
Collegamenti ipertestuali
Cose veronesi
Cose altre
Saluti
Breve pippone sulla gratuità dell’informazione
Sasso d’Adige esce il sabato, a volte la domenica. La scorsa settimana non è uscito, ed è stato poco attivo su Instagram. Alla faccia di tutti gli algoritmi e quello che ci insegnano i guru dei social. Ma va bene così.
Perché Sasso d’Adige è un progetto non sostenibile.
È indipendente, gratuito e intrinsecamente non sostenibile per come è stato realizzato fin qui.
Sia chiaro, il senso di questo capitolo non è Sasso d’Adige che si dice “bravo!”. E nemmeno me l’ha ordinato il dottore di fare Sasso d’Adige.
Il senso è ricordare quanto lavoro ci sia dietro a una produzione giornalistica e quale sia il suo valore. Quanto sia fondamentale per una sana vita sociale, politica ed economica per uno stato o un territorio.
(Ovviamente qui non si parla di Sasso d’Adige, si parla del giornalismo in generale. Mica Sasso d’Adige se la crede così tanto).
Lo spunto di riflessione, oltre al buco di Sasso d’Adige (che manco era una novità), è l’imminente cambio di proprietà di quattro giornali storici del Veneto: Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, La Tribuna di Treviso e Il Corriere delle Alpi.
Da Gedi (famiglia Agnelli-Elkann) a Enrico Marchi, finanziere e presidente del gruppo Save, che controlla il polo aeroportuale del nord-est (Venezia, Treviso, Verona-Villafranca e Brescia-Montichiari). Qui un’agiografia di Forbes sul personaggio.
L’acquisto non è definito, ma sembra che la strada sia quella.
Segue diapositiva freschezza del mondo dell’informazione in Italia.
*non è vero
Eh, no, Verona non è una città universitaria
Il titolo del Sasso d’Adige n.49 era “Verona non è una città universitaria”. Il numero di oggi è un parte due, per ampliare il discorso.
Il tema è stato affrontato anche da La Cronaca di Verona, che ha chiesto un intervento a Sasso d’Adige nel numero di lunedì (qui il link per scaricare il giornale, qui la versione web dell’articolo).
Il tema è l’attrattività di Verona come città universitaria, ma anche come luogo in cui crescere, dal punto di vista personale e lavorativo.
Mentre l’Ateneo amplia e rinnova l’offerta didattica, «è sull’offerta dei servizi che Verona ancora deve guadagnare terreno» scrive il direttore della Cronaca Maurizio Battista, «mancano uno studentato e la casa delle start up».
Il tema alloggi è fondamentale. A Milano, Bologna e Firenze le tensioni sono già alte. Secondo La Cronaca a Veronetta «come si sta sistemando Palazzo Bocca Trezza, così pure in accordo con l’Amministrazione militare, il Comune o l’Università potrebbero chiedere di utilizzare l’ex Distretto militare, enorme edificio che si affaccia sia su via XX Settembre che su via Nicola Mazza-via Cantarane. Attualmente è vuoto. Potrebbe diventare in breve tempo uno studentato, foresteria per iscritti all’ateneo e per docenti in trasferta».
Una mano tesa potrebbe arrivare da Fondazione Cariverona, il cui presidente Alessandro Mazzucco, ex rettore dell’Università di Verona, «ha anticipato nei giorni scorsi a La Cronaca di Verona l’intenzione di aiutare l’Università e i suoi studenti. Quando si trasferirà la Pia Opera Ciccarelli da piazza Santa Toscana, gli appartamenti attualmente utilizzati potranno essere messi a disposizione degli studenti. Non sono centinaia di posti, ma sarebbe già un segnale in attesa di un grande piano per l’ospitalità universitaria».
Intanto il Consiglio comunale del 23 febbraio ha approvato il cambio di destinazione d’uso per un’ex struttura per anziani in zona Filippini. Il proprietario (privato del mondo ecclesiastico) si impegna a farla diventare, in convenzione con Esu, una casa-alloggio per studenti. Si tratta di 20-30 posti, una miseria, ma male non fanno.
Ne è passata di acqua in Veronetta
Già citata nel Sasso d’Adige n. 49, anche su La Cronaca di Verona è stata interpellata l’ex sindaca Michela Sironi sul tema del campus universitario della Passalacqua.
Quale campus? Appunto.
«Se gli studenti dell’università di Verona si sentono traditi per il promesso campus della Passalacqua, hanno completamente ragione» dice Sironi a La Cronaca.
L’ex caserma Passalacqua è quell’area fra il Polo Zanotto e Santa Marta, dove per anni c’è stato un parcheggio e poi era stata prevista – negli anni Novanta – una cittadella dedicata al mondo universitario, che avrebbe collegato in sintonia tutto il polo studentesco di Veronetta. Con alloggi per studenti e professori insieme a una grande area verde per il quartiere.
Ora invece sono stati costruiti condomini. Con prezzi tutt’altro che a misura di studente, tra l’altro.
«Invece i miei successori hanno deciso la vendita di una parte ai privati e si è rovinato tutto il progetto che era molto più ampio e comprendeva tutto il quartiere universitario» spiega Sironi a La Cronaca. L’approfondimento completo qui.
Si litiga sul teatro più importante di Verona
Non abbiamo parlato molto su Sasso d’Adige sulla tempesta che si stava alzando sulla Fondazione Arena di Verona. Perché si vedeva lontano un miglio che la polemica era ed è prettamente politica. Contenuti pochi.
In breve. Il Consiglio di Indirizzo della Fondazione, di cui è presidente il sindaco Damiano Tommasi, era chiamato a indicare una persona al Ministero della Cultura, il quale nomina il nuovo sovrintendente.
L’uscente era Cecilia Gasdia, nominata nel 2018 durante l’amministrazione Sboarina. Per questioni varie, è sia Sovrintendente, sia Direttrice artistica. Nel 2017 era stata candidata alle amministrative con Fratelli d’Italia.
La persona indicata dal CdI e nominata ieri dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (che ai più attenti non sfuggirà essere un ministro in quota FdI) è… Cecilia Gasdia. In contrasto con la linea del sindaco, che aveva proposto il nome di Lyndon Terracini, già direttore artistico di Opera Australia.
Il Consiglio di Indirizzo si è spaccato con 4 voti a 3 per Gasdia. Oltre al sindaco, i rappresentanti del Comune Allegrini e Soso hanno votato per Terracini. Gli altri per la conferma di Gasdia.
Un passo indietro sul quadro generale: la Fondazione Arena di Verona ha come soci il Comune di Verona, la Regione Veneto, il Ministero della Cultura, la Camera di Commercio e Cattolica Assicurazioni (oggi nel Gruppo Generali).
Come è formato il Consiglio di Indirizzo:
Damiano Tommasi, sindaco e Presidente,
Giuseppe Riello, rappresentante della Camera di Commercio di Verona (di cui è presidente) (sì, lo stesso che ha avuto un ruolo nella vicenda delle nomine in Autostrada del Brennero),
Serena Cubico, rappresentante del Ministero della Cultura (di Fratelli d’Italia),
Federico Pupo, rappresentante della Regione Veneto (quota Lega, ma che non pare troppo legato alla Lega veronese),
Samuele Marconcini, rappresentante di Cattolica Assicurazioni (di cui è amministratore delegato),
Marilisa Allegrini, rappresentante del Comune di Verona,
Stefano Soso, rappresentante del Comune di Verona.
Ora ci si trova con un Comune non in linea con la Sovrintendente della più importante istituzione culturale (e turistica) della città. Andiamo bene.
Qui la ricostruzione di Lillo Aldegheri sul Corriere della giornata particolare. Qui lo sfogo e le ragioni di Tommasi (espresse in modo piuttosto duro). Qui trovate altre dichiarazioni varie. Il bene per la città invece lo trovate sulla Luna.
Due binari paralleli
Nuovo appuntamento su Heraldo. Segue l’incipit.
È passato un semestre abbondante dall’insediamento della nuova amministrazione. Oppure un semestre preciso se facciamo partire le attività da settembre, perché – si sa – qualsiasi discorso fatto ad agosto si conclude con «ne riparliamo a settembre».
Potremmo idealmente suddividere i campi di azione del Comune di Verona in due categorie, due binari paralleli. Binario 1: le piccole azioni puntuali, pratiche, concrete. Binario 2: le grandi “partite” (come ama definirle il presidente della Regione) di “alto livello”, quelle che segneranno su larga scala il futuro della città.
Qui per la quarta puntata di Sasso d’Adige x Heraldo.
Dieci veronesi, è finita
Si è chiuso il viaggio del podcast in dieci puntate firmato Sasso d’Adige.
Salmon Magazine è l’ospite delle puntate 9 e 10 di “Dieci veronesi”. Sono due puntate un po’ particolari, diverse dalle altre, perché non c’è un ospite singolo, ma un collettivo, la redazione che sta dietro a una realtà vivace. Sono quelli che ci ricordano che non è vero che a Verona non c’è un c***o da fare.
Recupera qui il podcast, e grazie di nuovo a tutti i partecipanti e tutti gli ascoltatori!
Gli ultimi sassi
Collegamenti ipertestuali
Cose veronesi
Pannelli solari sul tetto dell’edificio storico, Soprintendenza battuta, dal Corriere.
'Ndrangheta a Verona: emessa la sentenza al processo 'Isola Scaligera, condanne per 150 anni, il servizio del Tgr Veneto.
Dopo l’incendio al salumificio Coati, i cittadini si attivano, da Heraldo.
Un concorso di idee per la mobilità a Porto San Pancrazio da Verona In.
Nasce a Verona l’Acceleratore FoodSeed con oltre 15 milioni di investimenti, da L’Adige.
Cose altre
Saluti
Ci sentiamo sabato prossimo con la newsletter (forse?!). Nel frattempo puoi recuperare anche il podcast Dieci veronesi.
Critiche e suggerimenti su Sasso d’Adige sono sempre ben accetti. L’email a cui scrivere: sassodadige@gmail.com.
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